Consulenza Filosofica e Libroterapia
Il luogo che non esiste
Utopia e Distopia
“Dove voi vedete le cose ideali, io vedo cose umane, ahi troppo umane.” Nietzsche
Il termine utopia di origine greca, ha trovato fin dall’antichità largo uso nelle principali teorie filosofiche e politiche. La parola fu coniata dall’umanista e politico inglese Tommaso Moro per il suo romanzo del 1516 come similitudine di nessun luogo, in cui viene descritta una società ideale che garantisce la perfetta felicità dei propri cittadini.
La sua Utopia si riferiva ad un’isola al di là di ciò che allora era conosciuto. L’autore voleva indicare un luogo inesistente ma anche felice, dove era stata fondata una società perfetta, dove gli uomini vivevano in pace e in prosperità. Quello proposto è un progetto da attuare, un modello cui ispirarsi come critica della società contemporanea, un ideale politico, ed essendo un ideale, potrebbe quindi essere inteso anche come un progetto perseguibile ma non attuabile, una speranza, un’aspirazione non concretizzabile.
Nel tempo il concetto di utopia si è molto ampliato, al di là di un genere letterario, esso sta ad indicare un intero modo di pensare, una ricerca di modelli positivi, che ha portato ad interrogarsi sulla sua funzione storica e sociale, sull’ideale di perfezione ad essa associato.
Questo concetto è stato anche criticato, perché cercare di raggiungere l’ideale che propone, porterebbe ad una società basata sulla non conflittualità, invece che sulle libertà o sulla felicità. Considerata in quest’ottica, l’utopia diventa una minaccia da cui difendersi, se si vuole salvaguardare l’autenticità dell'umanità.
“La persona più pericolosa è quella che ha paura della propria ombra.” Dick
Nel Novecento accanto al genere filosofico dell'utopia, nasce in contrapposizione, il genere letterario della distopia che si fonda sul ribaltamento simmetrico del paradigma utopico, mostra cioè la rappresentazione immaginaria di un futuro terribile, di società indesiderabili sotto ogni punto di vista, di cui però si trovano già alcune tendenze nel tempo presente.
Le distopie riproducono molti tratti delle utopie, osservando questo, spesso si è voluto considerarle come un mezzo per smascherare l’implicita perversità dell’ideale utopico, considerando questi filoni, come due facce della stessa medaglia, che tendono ognuna con il suo linguaggio, alla progettazione finale di un mondo migliore.
Ma il rapporto è più complesso, infatti se è vero che l'utopia descrive una società senza nessuna connessione con quella reale e totalmente fondata sulla razionalità, la distopia muove dalle tendenze esistenti e le esamina nelle loro ultime conseguenze, è quindi da mettere in relazione con il contesto storico, con cui è in continuo dialogo.
La distopia vuole essere utilizzata per condurre una denuncia sulla società, il suo intento principale è quello di indurre il lettore, a stabilire un rapporto di causa effetto, tra il mondo reale e quello rappresentato nella creazione letteraria, per riflettere su grandi temi come ad esempio il problema dell’applicazione della tecnologia, l’intelligenza artificiale, il problema del decadimento della cultura, il terrore di un conflitto atomico.
Nella distopia la realtà viene mostrata così come si presenta e le sue tendenze negative, vengono sviluppate e ingigantite, infatti forniscono il materiale, sul quale costruire la struttura di un mondo distorto. Così mentre il luogo felice è vagheggiato, è un non luogo, perché esso non si colloca spazialmente nella storia, diversamente l’autore di distopie presenta la propria costruzione ideale come il risultato, più o meno vicino nel tempo, di condizioni già presenti e riscontrabili nella società contemporanea.
La distopia determina quindi il suo campo d'azione nella rappresentazione degli aspetti che la società assumerebbe se continuasse a percorrere la via intrapresa, quindi si pone in polemica con le cattive tendenze del presente.
Al contrario l’utopia tende ad amplificare il buono nella nostra società, e compie la sua funzione, se riesce, attraverso il paradigma della città felice e giusta, a elevare gli animi verso mete più luminose, orientando l'immaginario sociale in direzione di idee diverse, in grado di far compiere azioni concrete; spingendo l’umanità ad individuare processi alternativi, razionalmente fondati, in risposta ad una situazione storica e sociale avvertita come dolorosa.
“Lo strumento basilare per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se controlli il significato delle parole, puoi controllare le persone che devono usare le parole.” Dick
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